Di diverso parere fu la Federbraccianti nazionale che ebbe un parere più elastico e positivo, anche in virtù dei problemi delle masse di lavoratori senza terra del Mezzogiorno. Successivamente il sindacato e il PCI fecero propria questa legge e puntarono alla suo miglioramento (si propose di limitare a 50 ettari la proprietà) ed estensione. A questo riguardo vennero proposte due progetti di legge uno delle sinistre – come primo firmatario Cavallai [rimando a tema territorio] – e uno della DC (Gorini-Franceschini) che prevedevano, tra le altre cose, la continuazione delle opere di bonifica e la successiva assegnazione delle terre.
La legge stralcio
Viene approvata la “Legge Stralcio”. Questa prevedeva l’esproprio delle terre incolte o di quelle mal gestite e l’assegnazione di queste ai braccianti, trasformandoli in piccoli proprietari. A questa legge inizialmente fu opposta una dura opposizione della Federbraccianti di Ferrara e successivamente la sua attuazione fu subita.